Saturday, 23 April 2016

Il piccolo Prince

Il piccolo Prince

Dal nostro inviato Paolo Zaccagnini

Stoccolma - Ha conquistato subito il pubblico delle prime date europee in terra svedese (diecimila perosna e sera. venerdi' e sabato, nell'Isstadion, il Palazzo del Ghiaccio della capitale svedese), la critica locale (perfetto. unico, formidabile gli aggettivi usati suo titoli dei giornali) e i 150 giornalisti venuti da tutto il mondo per assistere a questa prima. E lo ha fatto alla ssua maniera,con uno spettacolo sfolgorante, pieno di colori, ballo, invenzioni, un palco a tre livelli. atracolmo di fiori, copia conforme della copertina del suo ultimo album, Sign of times, tantissime luci, e fumi, ma soprattutto con la sua musica, la piu' variegata e profonda di questi anni. Un grande ritorno al suono che da lui. capelli corti e occhiali di metallo, amartoriare chitarre e piano. E la platea - tra il pubblico Steven Van Zandt della E Street Band di Springsteen, Mick Hucknell dei Simply Red e molte celebrita' locali - deliziata. subito estasiata e catturata.
Il confronto con il Prince del blitz estivo dello scorso anno non esiste, la compattezza sperimentata di dquel gruppo, i Revolution, non c'e'. Al suo posto il work-in-progress, la nascita, della sua musica, una serie di apporti differenti di amici, conoscenti, amanti, collaboratori ed estimatori che, alla fine, da' vitaa quel vulcanodi note e sensazioni, vecchi e nuove, che sono i suoi dischi, i suoi impareggiabili concerti. E ci sono anche le sue tante mises variegate, i lunghi orecchini, le boccacce, le acrobazie.
I tempi in cui si andava a piazzare dinanzi al McDonald's, nella Minneapolis Nord, per sentirel'odore degli hamburghers che in casa erano merce rara, visto che con la madre, la canante Marie Shaw, abbandonata dal pianista jazz John, faceva la fame, sono passati, da un pezzo, maa quella fame, quell'orgoglio del povero, quel voler restare fuori dal gruppo, gli e' rimasto tutto, addosso, dentro. Se ne vanta e lo mostra ad ogni attimo dello show.
Gli altri puntano sullo sfavillio di fari e faretti? Lui si accontenta di una scena relativamente povera, ha la mente stracolma di idee. LisaColeman e Wendy Melvoin, rispettivamente tastierista e chitarrista. erano divenute  presenza importante, oltre che per la musica per l'immagine? Le mette da parte e si acconnetnta solo di una Sheila Escovedo - bella e brava come poche altre - lo aiuta un po' cantando e picchiando sulle percusssioni come sa, cioe' benissimo. Tutti cercano ilo messaggio politico? Lui sforna Sign of the times, sull'Aids, la terribile droga crack, la violenza omicida per pochi dollari, la disperazione urbana dell'ischeletrito sogno americano.
Non c'e' dubbio, il giovane Prince Roger Nelson, ventotto anni compiuti giovedi' scorso. e' genio popolare e ppopolaresco, uno che, come Springsteen, non ha dimenticato le sue origini. Sulla scen asi danna, equando imbraccia la chitara - stavolta vi funambuleggia molto - sono dolori: i pronipoti di Eric il Rosso, i seguaci di Odino, sono polverizzati, distrutti, rasi al suolo, sudati, eccitati dal furioso della bestiola elettrica a sei corde, rosa come i vestiti che indossa per un po', e a forma di lira greca. Dimostrando che nell'ultimo lp ha si.suonato venticinque strumenti ma nel cuore batte il ritmo della sei corde sante.
Il suo marchio di fabbrica attuale, figurativamente, e' uno schermo enorme, vuoto, che lui si diverte a colorare, elettrizzare, pennellandolo con la batteria etettronica, una sottile (strangolante, connettiva come l'attaccatutto) linea di basso, tastiere onnipressenti e onnicomprensive, la chitarra sapiente e l'intera panoplia vocale che ha e che va dall'orangutanismo sferzante di un James Brown allo scatenatopreziosismo homo di un Little Richard, passando per i toni bassi, mitici, rochi di Sly Stone, il falsetto alla Smokey Robinson e Curtis Mayfield, non dimenticando i graffi erotici della bocca di Marvin Gaye o le trascinanti, squassate parole di un qualsivoglia bluesman.
A  questo fenomeno che piroetta e giravolta, scalcia, sgambetta e vola, picchia su tasti e tortura le corde della chitarra ringraziando tanto Stoccolma, aggiungete i polmoni di Eric Leeds (sassofoni) e di Atlanta Bliss, al secolo Matt Blizzzan, alle trombe, la succitata, e succinta, Sheila E. alla batteria, tanto travolgente quanto trecisa, un bassista monumentale quanto fantasioso, Lewis Spacer, fenomeno della natura con le bacchette, che usa sapiente sulle corde e sulle pelli,le dita agili  ed efficienti  di Niko Weaver, ex Revolutionario, . E poi le corde vocali, e i corpi molleggiati, di Greg Brooks, con parrucca alla Dave Crockett, e Wally Saffold, le tastiere intelligenti di Dr. Fink e della grassotella Bony Bayer e il corpo delizioso di Kat ed avrete  un quadro del perche' lo showdel "piccolo garnde uomo" di Minneapolis e' tanto speciale: il cocktaile' davvero effevescente., dirompente.
Privilegiati nello show (una trentina, irresistibili, ogni pezzo presentato da una moronamoronamorona oin costume da bagno piuttosto vintage, Des Madhouse), i brani piu' recenti. Ma no, Prince Encyclolpedia. Sign of the times, Housequake, Slow love, I cuold never take the place of your man, Play in the sunshine, vecchio rock che ricordi silistici alla Muddy Waters, Little red corvette, if I wasyour girlfriend, con il piu' bel falsetto ascoltao da anni, When doves cry, 1999, Purple rain e nei bis Kiss, The cross,che il pubblico canta in piedi, esausto, mentre Prince batte gli alti tacchi sulla scena per chiudere con It's gonna be a beautiful night, versione che fa impallidire quella incisa a Parigi l'estate scorsa. Tutti successi che hanno evidenziato bravura, fantasia, grandezza, aturita' artistica di Prince.
E la gia' citata Purple rain, con tutti i fiammiferi, gli svedesi insomma,  accesi che ti strappa il cuore - a pezzi, a brandelli - e ti spiattella le tue delusioni, amorose e non, con quel bisturi rosa, a sei corde, che ti perfora, trivella e sventra con la sua carica erotico-esplosiva, deflagrazione che lascia disarmati, incolpevoli, commossi, Il piccolo Prince, quello di saint-Exupery,  quello del rock, della musica, ha spiccato il volo. Fantasmagorico. Pindarico. Realista. Modernissimo. Futuribile. L'orizzonte, splendente, e' suo e nessuno lo detronizzzera'.  No sudditi fedeli della sua poetica. vegliamo. Contenti. Felici. Appagati. E...benvenuto in Italia, Maesta'.
Roma, domenica  10 maggio 1987

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