Sempre grande Jeff Beck
Non mi devo far prendere dal'entusiasmo ma a 72 anni Jeff Beck mette in chiaro che lui era, e' e sara' sempre il miglior chitattista bianco in circolazione. Loud hailer non verra; considerato mai uno dei suoi migliori lavori maa il fatto che lo abbia pensato, scrittxo e realizzato con un gruppo d semisconosciti la dice lunga sul personaggio.Che intreccio' i uoi destini iniziali con Eric Clapton e Jimmy Page e che da allora lo hanno sempre considerato il migliore. Non ci credete? Bene. Rivedetevi Blow up di Michelangelo Antonioni, lui che suona nei sotterranei del negozio di moda Biba a Piccadilly, ora la libreria Waterstone's, e poi ne riparliamo. Scorbutico come tutti i grandi, indisponente ed antipatico come tutti i timidi, umile come tutti gli Enormi. Qui si e' fidato ciecamente della cantante Rosie Bones e della chitarrista Carmen Vanderberg e ha fatto bene, ha fatto centro ancora. Creando un suono, come al solito, tiratissimo ed elettricissimo. Chissa' cosa avranno preparato per lui all'Hollywood Bowl di Los Angeles per festeggiare i suoi 50 anni di carriera, chissa' chi lo omaggera'. Spero musicisti. Nel frattempo sis ta lavorando a un film-documentario su di lui ed e' uscita una nuova autobigrafia di una persona che non ha maiamato le luci della ribalta. Due episodi. Il primo. Con l'amico Rod Stewart inizia un tour statunutense gia' venduto in partenta. Al debutto Madison Square Garden in delirio e bis a ripetizione. Stewart va a congratularis con lui e lo vede che sta preparando la valigia. gli chiede cosa fa e perche' lo fa. Beck risponde che non gli va piu' di andare in tour, non gli piacciono gli Stati Uniti e se ne torna a casa, in Inghilterra. In una sontuosa dimora Tudor vicina la quella della famiglia della sorellaa visto che lui e' scapolo impenitente. Il secondo episodio. Al teatro Sistina di Roma suonano Paco De Lucia, Al Di Meola e John McLaughlin, corro coeme un matto dal mio posto di lavoro a via del Tritone sto per entrare quando arriva un taxi e ne esce Jeff Beck con una vistosa mica bionda, dall'aspetto non un "dama di san Vincenzo". Barcollo dall;emozione e lo seguo. Va sicuro al botteghino con la sua amica,gli danno due passi-stampa - se non li danno a lui - quindi scompare tra la folla. Daltronde da uno che si guadagna da vivere facendo il chitarrista e ha come hobbies costruire grossi mobili di legno e poi riparare, ricostruire, o cosruire adirittura, automobili d'epoca, mettendo a gravissimo rischio le mani, che ci si puo' aspettare? La sua discografia e' unica ams enon lo conoscete senitevi Beck-ola. Poi ne riparliano.
We're all somebody from somewhere e' uno strano disco country. Affascinante, E poi e' cantato da Steven Tyler, vero nome Tallarico con Van Zandt-Lento, entrambi con origini calabre - cantante celebrato degli Aerosmith. Cd che spiazza perche' a 68 anni Tyler ha un voce che fa paura - e un figlia, Liv, che fa tenerezza per quanto e' celestialmente bella. Sono 15 bei peizzi che rimandano al country, al blues e al gospel di tanti anni fa ma in boccca a Tyler sono efficacissimi. Sorprendenti. Come i brani del doppio album The river, prodotto dal chitarrista Steven Van Zandt, presentato dal vivo, 4 ore, al Circo Masismo di Roma. Anche stavolta Bruce non ha fatto prigionieri. E alla fine di settembre compira' 67 anni. Senza tatuaggi.
Jeff Beck, Steven Tyler, Bruce Springsteen, il trio delle meraviglie. Grazie di esistere
Sara' una risata che li seppellira'
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