Friday, 24 August 2018
Due persone per bene
Due persone per bene
Fiorentino, detto Franco, Carrera, Giornalista, e Carlo Conticelli, Libraio. Degni di Zaccablog, che compira' 5 anni proprio il 3 settembre, il giorno del mio 70esimo compleanno. Pero' per loro affronto con piacere estoicismo la valanga di antibiotici e antidolorifici che sono l'anticamerta di due esrazioni. Franco e' stato compagno di lavoro bavo, modesto, onesto, preparato, serio, spiritoso. Non ha mai spintonato nessuno per far carriera, venire dal piccolo, tranquillo borgo di Palombaro, in provincia di Chieti, e riuscire a diventare cronista al Messaggero in quegli anni e con quei colleghi, alcuni leggendari, non deve esser stato falicissimo ma, come diceva sempre sorridendo, "Zacca, io so' abbruzzese, ho la testa dura" al che gli rispondevo per le rime dicendogli che mio nonno materno era di Agnone, la "patria" dei confetti. Coscenzioso e puntuale, preciso, silente ha corretto, e salvato senza mai venir ringraziato, milioni di strafalcioni con quel suo puntiglio da saggio, vecchio scriba. Qualcuno, parafrasando un bel film western protagonista Richard Harris, lo soprannomino' "un uomo chiamato cavillo" e lui non se la prese. Quando poi pero', innumerevoli volte, scopriva un'imperfezione, un'errore nei pezzi dei colleghi piu' celebrati e famosi e pagati e riveriti, si limitava a segnalarlo con un bel sorriso. Andando a Civitavecchia a trovare la piccola, grande compagna Giornalista Patrizia Saladini, Mia Sorella, amava ricordare, nei minimi particolari senza esser mai pedante o giudicare, quegli errori e scherzarci su. Anche quando lo prendevo in giro - da Sora Maria, il saporito indimenticabile regno saporito della magnifica Agnese - circa il suo appetito - "a Fra' magni tanto perche' paga Patrizietta,eh, perche' e' gratis, eh? Brutto mascarzone" lui rispondeva con quei suoi occhi dolci dietro gli occhiali e facendo spalluccee succhiando goloso il sugoso scorfano di turno. Tra amici. Tre colleghi. Tre superstiti. Pudicamente orgogliosi di esserlo. Malati ma vivi. Uanni enico Fiorentino detto Franco. Uomo di un Giornalismo ormai scomparso da anni e che si crede rivoluzionato dall'imperante pettegolezzo in mutande&slip&tanga&tatuaggi. Si crede. A Fra'che te serve? Che te se ricordamo cosi'.
Di Conticelli Carlo che dire? Grazie di averlo incontrato perche' altrimenti sarei completamnete diverso. O non sarei. Vittima della politica che praticavo allora o, forse, della droga, mai usata, due piaghe della mia generazione visto che la mia di generazione e' stata falcidiata. Entrare da Feltrinelli in via del Babuino in quegli annni era un forte atto politico. Gente come me allora rischiava botte fasciste Ricordo ancora quando Carlo mi presento' a Giangiacomo Feltrinelli, a Roma con la spelndida compagna Sibilla Melega, dicendogli che "lui e' un giovane compagno anarchico, uno molto in gamba" e Feltrinelli i apri' seduta stante il conto per comprare i libri e pagare a rate o quando potevo. Quante volte, durante manifestazioni divenute violentissimo, mi nascose in libreria tirando giu' le serrande. Quanti libri, prima dell'incontro fulminantcon Feltrinelli, gli rubai - in quegli anni di fame nerissima e fedele a Pierre-Joseph Prouhdomme, filosofo anarchico, che proclamava " la proprieta' e' un furto" - per rivenderli ai pochissimi amici e amiche che leggevano. quanti gadgets anche. Ma anche quanti libri comprati poi. "Zaccagnini? Hai provato da Feltrinelli? quello srasempre li. Lavoro,li', cinema". E quanti Natali passati insieme per il 24 dicembre allora al giornale nn si lavorava e andavo li' a dar lorouna mano, a fare il commesso. Nienta casse, sono un dramma matematico vivente, ma cosnigli. Carlo e gli altri commessi - Enrico, ettore, Silvana, Franca, Mariella - mi indicavano ai clienti incerti e incertissimi. Soprattutto la mia unica amica dolcissima Silvana Bolzani, splendida creatura delle estreme periferie romane, dai lunghissii capelli biondi e gli occhi di ghiaccio. Orgogliosissima delle sue origini umilissime e cultura zero e sottozero. Epica, storica la domanda che mi rivolse, dopo che un cliente le aveva timorosamente chiesto se avevano una copia de L'Anabasi di Senofonte: "a Pa' ce l'avemo 'sto Senofonte o e' un libro novo?". Carlo era a suo agio con Federico Fellini, che abitava dietro l'angolo a via Margutta, cineasti, pittori, politici, bellissime donne - Talitha Pol, moglie di John Paul Getty jr,che abitava a via Margutta, e la sua amica, la prima supermodella black Donyale Luna, poi anche attrice per Carmelo Bene. E gli scrittori ospitati nell'appartamento sopra la libreria. Chiesi e mi fece avere copie firmate da, tra gli altri, Gabriel Garcia Marquez. Manuel Puig, Tom Wolfe e tantissimi altri. Anche quello di Allen Ginsbderg che venne a recitare in libreria il suo formidabile poema Howl. Non ebbi il coraggio di chiederlo a Joan Baez. Truppo bella. Troppo celestiale, gtroopo impegnata. L'America che ho sempre amato. Quando, rinnovata completamente la liberia, ando' in pensione faceva spessissimo capolino in libreria perche' continuava a lavorarci la giovane, capacissima moglie. Ma Carlo, benedetto/maledetto toscano, aveva capito subito, dopo la tragica morte di Feltrinelli, che la Libreria Feltrinelli di via del babuino, aperta nel 1964, era morta. Inorridito vidi che avevano avuto, dicevano da Milano, un'idea pubblicitaria. Vendere i libri a chilo, gli espressi il mio orrere e rabbia e lui, con i suoi baffoni comunisti, mi rispose "o Paolo. e lo vieneadi'ame', dioboi". Ci abbracciammo. Ti abbbraccio oggi, compagno Carlo. Buoni libri.
Zac, un caro saluto da Roma e una precisazione. Agnone non è in Abruzzo ma in Molise ed è la capitale delle campane (la ormai famosa fonderia Marinelli le produce da più di un secolo e le vende in tutto il mondo). La capitale dei confetti è invece Sulmona - questa sì in Abruzzo - che è anche la patria di Ovidio. Un abbraccio da Guido Alferj
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