Wednesday, 19 May 2021
Franco Battiato
Franco Battiato
Due giorni fa e' scomparso Francesco, detto Franco, Battiato e ho letto di tutto su di lui. I ricordi piu' belli, divertenti, sinceri e veri? Quelli di Marco Molendini e Dalia Gaberscik su Dsagospia, come al solito. Non posso e voglio dire nulla, con Franco - Francuzzu - si parlava poco, la nostra amicizia era fatta di sguardi, silenzi e consigli letterari che ci dispensavamo. I Critici e i Soloni lo hanno sviscerato e hanno detto e spiegato tutto quindi io mi limito a ricordare un simpatico episodio. Si sposa, in seconde nozze, il famoso critico di musica leggera, e quantaltro, del piu' impontante quotidiano milanese e un ristretto grupppo di persone viene invitato allla cerimonio celbrata dal funambolico assessore Philippe Daverio, supercritico d'arte. Fa scalpore Eros Raamazzotti in infradito. Ricevimento in un luogo Luogo, cena superlativa e al tavolo in cui siediamo - io e la mia consorte piu' Marinella Venigoni e il marito,l'abbronzatissimo superinviato speciale Domenico, detto Mimmo, Candito, calabrese, chiede di sedersi un timido Battiato. Giuro non so come abbiamo potuto cenare visto il livello di risate che ci facemmo. Tra le altre cose ci racconto' dell'amico e commilitone e cantautore Juri Camisasca, da decenni monaco, e del suo periodo come militare di leva. Preso in giro per l'altezza, ill naso e i capelli lunghi. Esilarante. La svolta venne quando lo fecero autista perche' l'astuto Francuzzu che fece? Il suo dovere poi, tornato in caserma, quando doveva parcheggiare il pesante veicolo militare spingeva l'acceleratore distruggendo l'automezzo. Una, due, tre, quattro voltre e poi, via, il congedo agogbato. Franco, nome appiottatogli da Giorgio Gaber visto che il nome vero era Francesco, era emigrato dalla Sicilia a Milano perche' aveva capito che di lavoro non ce ne era ei nvece a Milano come chitarrista poteva farcela. Chitarrista di Ombretta Colli, poi Gabersick, e poi da solo, col suo gruppo. Straordinario musicista - a Catania e' nata anche Carmen Consoli, cantante, cuoca e chitarrista superativa - ma, per me, chitarrista superlativo. Il successo gli aveva fatto abbandonare la sei corde ma una volta fece un'eccezione. Per me. Era in concerto al teatro di Ostia Antica, dove avevo portato mia figlia Nora e il suo futuro compagno Emiliano, lo andammo a trovare prima dello spettacolo. "Professor Zaccagnini - spesso mi chiamava cosi' - che piacere", parlammo del piu' e del meno e poi, prima di andare in scena, gli chiesi di suonare la chitarra. "Vedremo, vedremo". Sentimmo e vedemmo. Verso la fine dell'entusiasmante, strabiliante concerto si fece portare in sena la chitarra elettrica e, noi stavamo schiaccciatissimi in prima fila, mi guardo' con i suoi grandi occhi. Disse "Paolo, me lo chiedi sempre pero' non ti ci abituare" e comincio' a suonare. Incredibile. Come all'inizio della carriera dove tutti, al pari di Frank Zappa, se ti azzardavi a dire che ti piaceva molto venivi deriso, irriso, offeso, sbertucciato da chi ora lo osanna. Categorizzarlo? No. Come Lou Reed e David Bowie varcava ogni confine. Musicista. Certo. Ma anche Politico. Forse anarchico. Ma lui aborriva le cateforizzazioni. Sentitevi Povera patria, La cura e l'ultimo brano che ha scritto e, gia' malato, ha cantato, Torneremo ancora. Inguaribile ottimista, patriota ed essere unico. Francesco, detto Franco, Battiato.
Sara' una riisata che li seppellira'.
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