Thursday, 6 May 2021
Frank Vincent Zappa
Frank Vincent Zappa
"Zappa vi immergera' nella mente di un genio e non sarete nai gli stessi" scrisse il Boston Globe e mai frase fu piu' azzaccata. Si, perche' ogni nota zappiana e' una certezza, un dubbio, un quesito, una risata, una verita'. Non si aggrego' mai a nessuna scuola, in tv, ragazzo, ando' per suonare una bicicletta e da allora ne ha fatta di strada, ha pedalato assai. 120 album pubblicati tra i 58 proposti quando era vivo e i 62 assemblati dalla famiglia dopo la sua prematura morte causa un devastante tumore. Era nato a Baltimore il 21 dicembre 1940 ed e' morto il 4 dicembre 10993. Maledizione. Zappa di Alex Winter non solo e' il primo documentario ufficializzato dalla famiglia - la moglie Gayle, l figlio Dweezil, provetto chitarrista, Moon Unit, Ahmet e Diva - e' soprattutto un'immenso atto d'amore che ha potuto usare materiale mai entito o visto prima. In assoluto uno dei geni della musica del Ventesimo Secolo, un uomo che mai ha esitato a difendere le sue opinioni. Sentitelo davanti alla speciale commissone che gli chiede perche' si stia battendo con tanta veemenza contro la proposta della censura contro la musica rock, citare, nome e cognome, Bruce Sprigsteen e Prince che non avevanno voluto aderire alla sua protesta. Il suo incontro col presidente ceco Vaclav Havel dopo la liberta' acquisita dal Paese, il suo affollatissimo concerto praghese, il suo ultimo. E le tante testimonianze, iniziando da quelle della vedova Gayle, scomparsa nel 2015, a quelle di molti suoi musicisti, tutti sopraffini, agli occhi lucidi del sommo chitarrista Steve Vai, che con lui debutto' appena ventenne. E li, a Londra,lo conobbi insieme a mio cugino. Gli portammo una stecca delle adorate Winston e una bottiglia di vino rosso, non ricordo se Barbera o Barolo. Vai protagonista di un'episodio che mi ha raccontato tante volte, sempre col groppo in gola. Zappa cercava un chitarrista cosi' i genitori di Vai, famiglia orignaria di Como, sapendo che suonava ossessivamente da quando era piccolo lo invitarono a presentarsi all'audizione. Lui quello fece, era l'inizio degli anni '70, portandosi 250 trascrizioni di brani scritti da Zappa. Che le vide e lo inngaggio subito. Ancora ora gli Stati Uniti d'America non hanno ben capito chi fosse questo figlio di genitori d'origine italiana, siciliana per parte di padre, e siciliana, greca ed araba la madre. Primo di quattro figli, famiglia modesta padre italiana. Soprattutto fda dove venisse questa sua inresauribile passione per la musica. Che credeva potesse e dovesse cambiare la societa', la vita. Mio stesso credo. Grazie a lui e a George Ivan Morrison, detto Van Morrison, mi sono occupato anche di musica. E ricordo ancora con trepidazione il momento in cui dopo il concerto mi avvicinai, timido e sudatissimo, a un roccioso elvetico addetto alla sicurezza dell'Hallenstadion, il velodromo di Zurigo dove si tenevano i concerti rock, e gli diedi una preziosa maglia di lana blu e gialla con la scritta del mio giornale chiedendogli di portarla a Frank da un fan italiano, romano. Invidio chi ancora non lo conosce e, cito solo due titoli, puo' perdersi nel suo primo disco Hot rats e nell'assolo di Muffin man. IL concerto svizzero, affollatissimo, fu la mia prima recensione che chiusi con una frase che al giornale fece scalpore e fece alzare piu' ciglia. "Grazie, fottutissimo Frank". Anche adesso, Maestro.
Sara' una risata che li seppellira'.
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