Sanremo
Ieri sera e' iniziato il festival di Sanremo. Settantaduesima edizione. Come diceva il saggio valdostano Piero Chiambretti "perche' Sanremo e' Sanremo" e quindi il successo e' stato assicurato. Quasi undici milioni di telespettatori. Una nazione di adoratori, ammiratori, critici, squartatori. Ieri Roberto "Dagospia" D'Agostino ha scritto che "i cantanti si dividono in due categorie: "chi cazzo e'? e "ancora campa?", il mio collega, e complice/sodale per 12 anni, Marco Molendini, gia' caporedatore del servizio Spettacoli de Il Messaggero, ha aggiunto una terza categoria - "chi cazzo si credono di essere" - e io ne aggiungo una quarta, "dove cazzo credono di andare?". Tutto a totale beneficio della ritrovata platea impellicciata ed ingioiellata e degli alti gradi pavoneggianti della Rai. Che chi canta non debba essere vaccinato non conta.Violando ogni regola di buonsenso. Conta lo spettacolo. The show must go on. Lo spettacolo deve andare avanti. Stasera cantera' la mia favorita assoluta, l'amata Elisa Toffoli, in arte Elisa, gia' stravincitrice, anni fa, con un brano di Adelmo "Zucchero" Fornaciari. Ottimo l'omaggio al Maestro, scomparso lo scorso maggio, Franco Battiato con un brano emblematico, La cura. E pensare che nei 19 anni in cui sono stato li' ne ho sentiti e visti di veri ospiti stellari. Vivi e vegeti ma inacessibili, sigillati.
Cento anni fa a Parigi veniva pubblicato, dalla libreria statunitense Shakespeare&Compmany, l'Ulisse di James Joyce. 1000 copie. Un libro, un mondo, un'universo. E tutto in un giorno, il 16 giugno. Bloomsday. Grazie Leopold Bloom, il protagonista, grazie James Joyce, l'autore.
Sara' una risata che li seppellira'.
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