Tuesday, 23 January 2024
GiggiRivva
GiggiRivva
A 79 anni e' morto Luigi Riva da Leggiuno, provincia diVarese, Lombardia. 35 reti in 43 partite in nazionale. Recordman. Padre, madre, sorella morti. Allevato dalle sorelle. Col pallone tra i piedi sin da bambino. Approdatto a Cagliari e al Cagliari diciottenne. Campione d'Italia nel 1970. Atleta e uomo di rara fierezza e serieta'. Disse di lui "alla Juventus avrei guadagnato il riplo. Ma la Sardegna mi aveva fatto uomo. Era la mia terra, ero arrivato all'eta' di 18 anni, in continente di chiamavano pastori o banditi. Quando avevo 23 anni la grande Juve voleva ricoprirmi di soldi - Ganni Agnelli si scomodo' da Torino alla Sardegna per parlare con lui ma non lo convinse - Lo volevo lo Scudetto per la mia" terra: ce l'abbiamo fatta. Noi, banditi e pastori". Cosa dire di piu'? Che Manlio Scopigno era l'allenatore di quel Cagliari? Che non ha potuto tramandare nulla ai familiai perche' ha avuto figlie e nipoti femmine? Che il soprannome "rombo di tuono" gli derivava dal tiro potentissimo e violentissimo? Che si e' rotto le gambe due volte - non si e' mai "affaticato" - e poi e' tornato piu' forte e micidiale di prima? Che amava la musica del mio amico Fabrizio De Andre', folgorato anche lui dalla Sardegna, gtera di Antonio Gramsci e Michele Schirru? Che'e' stato, con altri, il campione di un calcio semplice e spensierato giocato da uomini duri e veri? Che ha sofferto di depressione? Si, ma oggi chi non soffre di depressione? In nazionale come acompagnatore per tre Mondiali lascio' anni fa ed e' stato severo critico di come e' ridotto il calcio attualmente. Pensate che nell'intervallo delle partite con Angelo Domenghini, poi romanista, si fumava una sigaretta. Il docufilm di Sky Nel cielo un rombo di tuono di Riccardo Milani, marito di Paola Cortellesi, e' un grandissimo pezzo di cinema. Onesto, pacato, sincero, spettacolare. Ieri sera a Ryiad, la capitale dell'Arabia Saudita, nel corso della finale della Supercoppa Italiana tra Napoli ed Inter e vinta da quest'ultima con una rete di (san) Lautaro Martinez, nel minuto di silenzio per ricordarlo lo hanno fischiato sonoramente ma credo che, sornionemente e accendendosi l'ennesima sigaretta, avra' detto "ma lasciateli stare". Personalmente provo il senso di scoramento e sgomento di quando, al giornale, giunse la notizia del suicidio le Capitano, Agostino Di Bartolomei. Giravo, giravamo - i romanisti di vecchia data - a vuoto. Afasici per il dolore tremendo. Tre episodi tre per ricordarlo. Uno. All'aereoporto di Fiumicino - stavo partendo per lavoro - lo vedo seduto che fuma tranquillo. Mi avvicino, mi inginocchio emozionatisimo e gli chiedo se mi mette una mano sulla testa. Stupito mi guarda, sorridendo fa quel che gli ho chiesto e poi mi dice "per cosi' poco". Per me un mondo stupendo. Due. Si gioca la finale dell'Europeo con la fortissima Jugoslavia della formidabile, imprendibile ala Dzjaic (scusate la scrittura, non so il serbo-croato). Le squadre sono in campo, Si gioca in notturna. Si spengono le luci che illuminano l'Olimpico. Tutti a casa. Con l'umore nero. Si gioca il giorno dopo. E GiggiRivva trascina alla vittoria. Tre. E'il 1970, l'anno della conquista dello scudetto da parte del Cagliari. Roma 0 Cagliari 3. Tripletta di GiggiRivva. Dante, mitico capotifoso giallorosso, estasiato come tutto lo stadio, dice ai suoi fededelissimi - io (er professore) e mio cugino Cristiano (capello per i capelli fino alla cintola) - di battere sempre piu' forte le mani e far sfoggio cdelle corde vocali. Lo stadio intero applaude, grida, strilla, urla. Alla fine esce timido ma gli applausi non cessano cosi' fa il giro del campo commosso. Ecco, voglio ricordarmelo cosi'. Campione di un nobile Calcio che e' entrato lassu'. E Dio, non ci provare a dire che tuo figlio, quello con i capelli lunghi, e' il piu' forte. Lui e' GiggiRivva. Rombo di tuono.
Sara' una risata che li seppellira'.
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