Friday, 10 January 2020

Jo Jo Rabbit

Jo Jo Rabbit

Si puo' ridere di una tragedia che ha provocato 50 milioni di morti? Si, se se ne fa un film, o un libro,  con criterio e passione, non dimenticando di collocarlo storicamente. Mi rendo conto che oggi, in molti Paesi, il nazismo e il fascismo - il razzismo non e' mai passato di moda - stanno tornando di gran moda ma alla violenza cieca si puo' si deve rispondere con gran ilarita' ed ironia. Se se ne ' capaci. Pensate a The great dictator, di e con Charlie Chaplin, o To be or not to be di Ernest Lubitsch con Carole Lombard e Jack Benny. Bene, Jo Jo Rabbit del neozelandese Taika Waititi, padre polinesiano e madre israelita, si pone in quel solco di irresistibile umorismo. Perche' non c'e' mglior e piu' sana risata di quella che viene fuori dal disincantato esame della stupidita', anche omicida come nel caso del nazismo. Jo Jo Betzler, soprnnominato, e' Roman Griffin Davies, 10 anni e gia' un fenomeno, Adolf Hitler e' Taika Waititi, il regista del film, Scarlet Johansen e' la mamma, appartenente alla Resistenza antinazista, ThomasinaMcKenzie, neozelandese e gia' apprezzata in Leave no trace, Sam Rockwell e' l'ufficiale nazista preposto al campo estivo per forgiare nazisti puri e veri, e una gran massa di attori caratteristi che fanno del film una delle piu' belle sorprese della stagione. Dispiace dissentire da Gianmarco Tognazzi - bravo attore, ma non come il padre , che ammette di fare il viticultore di successo dimentando di essere figlio di Ugo Tognazzi e Franca Bettoia che possiede tutti i grandi alberghi vicino alla srazione Temini di Roma  - che spige a vedre la produzione cinematografica italiana ma, mi chiedo, e vi chiedo, se esista piu' una simile entita' come il cinema italiano. Credo proprio di no. Waititi e' autore anche di Hunt for wilderpeople, ambientato nella natia Nuova Zelanda, e dell'esilarante What we do in the shadows, la vita quotidiana di cinque vampiri che ha avuro cosi' successo che ha dato vita, finora, a una serie tv arrrivata al terzo anno.
Con buona pace di Tognazzi. Una domanda ai produttori italiani, se ce ne sono ancora: chi dovrebbe, secondo loro, andare a vedere il Pinocchio di Matteo Garrone, Roberto Benigni protagonista, o l'Hammamet di Gianni Amelio, il sempre presente  Pierfrancesco Favino nei panni di Benedetto, detto Bettino, Craxi, morto in esilio in Tunisia. Nel deserto? No, in una splendida villa dove c'era la processione per omaggiarlo. Grazie al kennediano onorevole Walter Veltroni, anni fa sul Corriere della Sera, e' partita la corsa alla riabilitazione e, forse, alla santificazione. E' inutile, l'Italia e' un Paeseffascinato, ammaliato, conquistato da politici completamte calvi, e truci, con pochissimi capelli o capelli tatuati. Tratto comune il totale disprezzo dell'universo femminile e omosessuale, non parliamo delle persone di colore o baffute. E non dico altro per il profondo rispetto che ho nei confronti dei milioni e milioni di italiani lavoratori ed onesti. Un consiglio? Basta eser affascinati dalle fiabe&favole.

Sara' una risata che li seppellira'

 

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