Raffaele Alliegro
Ieri il ricordo del trentennale della scomparsa di Agostino Di Bartolomei, il Capitano della Roma del secondo, storico scudetto e Capitano, unico Capitano per sempre, ed oggi il ricordo di Raffaele Alliegro, mio stimatissimo collega a Il Messaggero. 63 anni, da un'anno inpensione. Tumore fulminante ai polmoni. Dovuto certo alle tantissime sigarette che si fumava. Napoletano, simpatico, sincero, estremamento accurato nel suo lavoro, era un Cronista. Uno dei pochissimi rimasti che non mollava mai quando sentiva puzza, sentore di notizia. Estremamente rispettoso, signore vero come sanno solo essere gli uomini del Sud d'Italia, lascia moglie e figli e un nipote, non so se maschio o femmina. Non abbiamo mai lavorato insieme - io ero il rockettaro a cui chiedere i biglietti per i concerti -lui mai- e scambiare battute spiritose o sulla mia amata Roma - ma la stima era piu' che reciproca. No amava concionare ma quando parlava si faceva rispettare. Meno male che era toccato a lui un compito gravosissimo - il redattore-capo di notte, un ruolo fondamentale in un giornale - e con lui in plancia tutto e' sempre filato dritto. Anzi, forse il prodotto migliorava. Abitava a Tivoli ma il suo cuore era a Napoli e Napoli gli aveva dato quella serieta' giocosa, lo aveva forgiato e gia' da giovane s capiva che si poteva fare affidamento su di lui. "Carissimo" mi diceva col sorriso sulle labbra quando ci incntravamo nei corridoi del giornale e io rispondevo con un mezzo inchino dicendo "sempre al servizio vostro, don Raffae'". Lui non rientrava nei parametri partenepei, lui era diverso. Si chiamava come mio nonno paterno, scultore. Cosi', ridendo, mi diceva sempre, "statteve accuorto don Paolo". Grande Uomo di misura che manchera' a tantissimi. Vedi.quiaDublino e' spunntatoun sole caldissimo. Tutto per te. Ciao Raffae'.
Sara' una risata che li seppellira'.