Bowie. Cosi' nuovo cosi' normale
Dal nostro inviato Paolo Zaccagnini
Frejus. L'alano nero, con il collare irto di chiodi, sotto il sole ha l'occhio crudele e la bava alla bocca. :Piu' in la', su un prato verde mantenuto con cura, a breve distanza l'uno dall'altro, dieci signori con radiotelefonino tengono a bada altrettanti cani lupo. dall'aspetto molto poco amici dell'uomo. Di rinforzo una cinquantina di giovanotti dai bicipiti espressivi, toni assai spicci, tengono tutti alla larga dal recinto esterno dell'Arena.
Cosi' si e' presentata, al numerosissimo pubblico accorso nel sud della Francia, dalla vicina Spagna e dal nord d'Italia, l'arena romana di Frejus, solitamente adibita a "plaza de toros", che giovedi' sera, e ieri sera, ha ospitato due concerti della tanto attesa - cinque anni - tournee' di david Bowie. C'e' da dire che tale spiegamento di forze, integrato da un buon numero di Crs, i "celerini" d'oltr'Alpe, sin li' verso le 17, ha dato i risultati previsti. Le file sono state ordinate, non ci sono stati tafferugli, ottima l'acustica, ognuno si e' seduto comodamente, ed ha visto il concerto ascoltandolo in pace in un'area che e' in pieno centro cittadino.
Senbra fantascienza, pare una provocazione, eppure l'arena e' sovrastata dalla piazza principale di Frejus e nessuno, da che mondo e' mondo, si e' mai sognato di fare appunto, appellarsi a regolamenti, chiedere ispezioni fiscali, come sta accadendo in questi giorni a Capannelle, permettendo alla ridente cittadina provenzale di diventare una delle piu' ambite dagli artisti rock e anche gran veicolo d'affari per i locali. E di affari, in questa occasione, ne devono aver fatti tanti perche', grazie al solleone, le bibite sono scivolate nelle gole arse in un baleno. Negozi, banchi di maglieria, spillette e cibi, di ogni genere e per ogni borsa, letteralmente sono stati presi d'assalto.
Quindicimila e oltre i convenuti. molti arrivati solo per fare la fila e acquistare il biglietto del giorno seguente, che hanno resistito al sole cocente, a "roba" di pessima qualita' - gli aromi nell'aria la condannavano inequivocabilmente - a panini con salsicce dall'aspetto poco rassicurante e a bibite gassate e bollite. Ma tante "sofferenze" sono state ripagate dalla superba esibizione di Bowie tornato, dopo anni di teatro, ad esser la star piu' imprevedibile e controcorrente che la storia del rock abbia conosciuto.
I cancelli, vista la grande affluenza, vengono aperti con un'ora di anticipo, alle 19 anzziche' alle 20, e ci pensano i nerboruti a a far rigare tutti dritti, incolonnati in tortuose transenne che sembrano il labirinto di Creta.
Entrati nell'arena, anche per chi c'e' gia' stato altre volte. e' un'emozione, un bel colpo. Le staccionate rosse per la nobile arte della tauromachia colpiscono subito, poi il palco, grande ma non gigantesco, trentasei amplificatori. la meta' dei quali sospesi per aria, quattro enormi colonne di plastica fluttuante trasparente, a destra una luna argentata, a sinistra una mano grigia con l'indice puntato al cielo. E gia' tanta gente sugli spalti, sulle rovine romane, dinanzi al palco, nella polvere che beve ogni domenica sangue di toro.
Accaparrarsi un posto non e' difficile, nessuno mette su zuffe o insulta, come e' invalsa consuetudine italica se si tiene qualche posto per amici ritardatari. Solo dai molti, vocianti venditori ci si deve difendere. Con in mano casse di gelati, cabaret di bombe fritte o vassoi di nocciole farcite fendono faticosamente la folla, diligente, che, educatamente, decide di non disfarsene buttandoli giu' per le scale una volta per tutte.
Si inganna l'attesa ascoltando buona musica - Prince, Talking Heads, Eddy Grant tra gli altri - e frugando tra la folla alla ricerca del volto amico (molti gli italiani, qui disciplinatissimi, dopo essersi sobbarcati un lungo viaggio e un biglietto pagato circa trentamila lire) o, piu' pappagallescamente, delle bellezze muliebri moffafiato, rischiando di morir soffocati. Una voce ringrazia gli intervenuti, invita chi si e' sistemato alla bell'e meglio s a cambiare posto - invito che cade nel vuoto - avvertendo altresi' che lo spettacolo sara' diviso in due parti da un'intervallo di quindici minuti. Si scherza, si parla, si fa amicizia - quando non volano lacrimogeni o bottiglie si puo' fare - sino al momento tanto atteso.
Le 21. La solita voce annuncia "Signori e signore...David Bowie". I musicisti prendono posto alla spicciolata, iniziano a macinar note ed ecco compare il Nostro. Sembra "Il piccolo Lord" di Lord Fountleroy, vestito di lino azzurro, capelli biondorossastri, andatura felina, sorriso pieno, lascivo. E' consapevole del suo carisma. Sin dal primo brano, Rock'n'roll suicide, si capisce che Bowie ha fatto un'altro giro di boa completo, Ha corcumnavigato la sua vita. Dopo bisessualita', droga, trasformismo ha recupearto la "normalita'", appare se stesso, artista nel senso piu'completo.
Lo spetatcolo proposto, infatti, non e' solo musicale. E' coreografico, lui e il duo, i fratelli Frank e George Sims, E' scenografico, l'imponente palco e parte dei suoi componenti servono per brevi quadri in alcuni brani. E' divertente, le pantomime del leader del gruppo, il chitarrista Carlos Alomar, e del bassista Carmine Rojas, uno vestito da Pandit Nehru e l'altro con gonna a fiori e turbante. E' virtuosistico, le voci dei gia' citati Simmms. i fiati di Lenny Pickett, Dave Lebolt, Steve Ebson, Stan Harrison, la batteria di Tony Thompson e la chitarra solista, molto rock, di Earl Slick. Uno spettacolo completo, quello che ci si attendava da Bowie che lo ha ideato e realizzato personalmente perdendoci, non invano, qualche mese.
Il nuovo volto, ballabile, poliritmico, pieno di nuovi arrangiamenti e trovate, di un suono e della sua produzione, deciso a smettere i frusti panni dello scandalo ad ogni costo. Ha trovato in una professionalita' rigorosa, ma venata anche da grande humour tutto inglese, ed in una corsa per riacchiappare le antiche rabbie che ha certamente conosciuto nel misero quartiere interraziale di Brixton a Londra, la chiave della sua nuova, smagliante forma, della sua invidiabile classe. In due ore di spettacolo ha macinato due vestiti, un cappello, una chitarra acustica e ventuno brani, vecchi e nuovi, accolti tutti con ovazioni, cori, accendini accesi nella notte.
Anche la luna, piena, ci si e' messa per fargli fare bella figura e lui ha ripagati tutti - luna, pubblico,cani-lupo, nerboruti, bellezze, Crs e alano - dandosi, senza risparmio. Offrendo i suoi Heroes, i suoi Golden years, la sua Fashion, la sua stupefacente Life on Mars. E ancora Sorrow, il primo brano composto, il nuovissimo Let's dance, Cat pepole, colonna sonora dell'omonimo film, China girl, gia' incisa dall'amico Iggy Pop, Scary monsters, una tiratissima versione di White heat white light, brano di John Cale e ultimo hit dei migliori Velvet Underground, con cui ha chiuso la prima parte.
Neanche il tempo di sgranchirsi le gambe ed asciugare il sudore che copioso scorre per i troppi movimenti fatti per seguire le veloci partiture, che ricompare. E' preceduto dal suono familiare di una locomotiva: sembra, si, e' Station to station. Ashes to ashes, Young americans, Space oddity, il brano che lo prto' al successo. Hang on to yourself e Fame ripropongono la nuova linfa.Saziano, stordiscono. Inebriano. Fan volare gente. I vecchi sassi quiriti in terra di Francia tremano sotto mille, diecimila suole battute forsennatamente, scossi dal battito di decine di migliaia di mani. Torna. Jean Genie. Va via. Il pubblico non si da' per vinto. Urla, sbraita e strilla sino a che non ricompare l'agile figurino. Criminal world, mondo criminale, quello che lo ha tra i suoi cantori massimi. Ultima pazza galoppata sotto al serio chiaro di luna, come recita appunto il titolo del suo brano e del tour.
Si torna a casa, tranquilli, con qualche problema di traffico. Felici. Appagati. Potremo mai essere eroi, come dici? Non credo. Non e' tempo di eroi. Resteremo fans, semplici, magari amici. E dopo quanto visto e sentito a Frejus ho idea cheche lo saremo per parecchio. ma non pensiamoci, balliamo. Anzi, come dici tu, Let's dance.
Questo pezzo lo pubblicai il 28 maggio 1983. Quasi 23 anni fa. E non cambierei una virgola. Sono e sono fa. Ho avuto il grande onore e piacere di cinontrarlo piu' volte. Un signore? Si. ma anche un geniale essere umano. David Bowie/Jones e', non uso iilpassato remoto, un'artista a tutto tondo. No, anzi, un rivoluzionario. Perche' le vere rivoluzioni, sentite a me, non si fanno con armi, complotti, sangue e violenza. Si fanno con la testa. Con la Cultura. Leggendo, guardando, interrogandosi. Sempre. E i suoi due ultimi album, e iil barno e il video di Lazarus, di mostrano che il Maestro, il Chiarissimo Professore, era sempre lui. Era. Maledizione.
Ricordate, sara' una risata che li seppellira'.
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