Intimidire
Ieri mattina a Milano due giovani incappucciati si sono introdotti nella casa del giornalista, di Oggi e Dagospia, Alberto Dandolo e lo hanno picchiato lungamente e selvaggiamente rompendogli un dito e mentre lo picchiavano gli gridavano di farsi gli affari suoi e di "non rompere i coglioni". Immediata la reazione del direttore di Oggi - Carlo Verdelli, cacciato a calci da La Repubblica alla vigilia del 25 Aprile di 2 anni - di Roberto D'Agostino, creatore, fondatore e deus-ex-machina di Dagospia. Non basta. I Giornalisti sono, nella miglior accezione del termine, i guardiani laici e intransigenti della societa' CIVILE . La chiesa ha monache e sacerdoti, la societa' civile i giornalisti.Nnon ho sentito una sola parola sul terribile fatto e questo mi manda alla mente l'assassinio - picchiato a morte e poi il cadavere fu seviziato - del deputato socialista Giacomo Matteotti e del giornalista e scrittore - con i suoi libri polizieschi diede vita al commissario De Vincenzi, portato al grande sucesso sul piccolo schermo da Paolo Stoppa - che erano voci fuori dal coro e osteggiavano strenuamente Mussolini, molto piu' Matteotti che De Angelis. Ma, come il fascismo, il fuffismo meloniano non ama critiche e non accetta interlocutori critici. I due aggressori, ha dichiarato Dandolo, erano del centr'Italia, quindi il ministro Piantadosi - come prefetto di Roma l'ha resa una cdelle citta' piu' pericolose e violente d'Italia - e i suoi numerosissim accoliti credo impiegheranno ben poco tempo ad rrestare i due criminali. Criminali? Ma no, "so' ragazzi". Per fda incarcerare duramente. Quello che e' siuccesso a Dandoloin lingua italiana si chiama INTIMIDAZIONE.
Ho 75 anni quindi ho conosciuto, incontrato, frequentato,visto tanta gente, per il lavoro soprattutto musicisti. Ma devo dire che negli ultimi mesi sono venuto a sapere, grazie a fior di "scrittori", inumerevoli storie, quasi tutte disgustose e false. L'ultimo a essere trattato malissimo, offendendo lui, la vedova Olivia e il figlio Dhan, e' stato il mio amico George Harrison, il portentoso chitarrista dei Bearles. La foga inconoclasta di questi scritti scandalistici avrebbe fatto George, sommo maestro di humour nero. Non a caso i film itrresistibili dei Monty Pithon's, o Montty's Pithon che dir si voglia. Come diciamo a Roma "George, so' regazzi". E, in dialetto romanesco, aggiungo "e nun capischeno un cazzo".
Cosa restera' di questi anni Ottanta, cantava Raf, al secolo l'abruzzese Raffaele Riefoli. Cosa restera' del festival di Cannes? Nulla e meno di nulla. Di Parthenope di Paolo Sorrentino, alias "il nuovo Fellini", ha parlato benissimo solo Pierfrancesco Favino e verra' ricordato solo per l'elegantissima coprotagonista Luisa Ranieri in smoking nero, tacchi altissimi e senza reggipetto. Che artista. Tre soli film voglio vedere della vetusta rassegna, cheha visto sfilare suktappero rosso e soto un'enorme cartelone pubblicitario di L'Oreal, la "cantante" Elodie, eternamente bellissima e financo vestita. Come per i premi Oscar le palme di Cannes non valgono proprio piu' nulla, si sono appassite. Valanga di premi agli ultraottantenni. Il Cinema e' altro, molto altro. Per esempio, faccio due esempi, il film, di e con Antonio Albanese, Cento domeniche e quello finlandese La vendetta e' d'oro. Sisu l'immortale di Jalmar Melander interpretato da Jorma Tummila. Una storia di guerra ambientata nella Laponia finlandese - ci sono stato, e' di una selvaggia bellezza e durezza - alla meta' degli anni '40, quando i nazisti volevano invadere la Russia dalla Finlandia nonostante il patto di non aggressione tra i due Paesi. "A Zaccagni', sai che palle". Va bene, continuate a grufolare.
Sara' una risata che li seppellira'.
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