Tuesday 11 February 2020

The personal history of David Copperfield

The personal history of David Copperfield

Non ho mai creduto ai premi Oscar, terribile macchina propagandistica statunitense, quindi che boccata d'aria intelligente e  pulita il terzo film dello sceneggiature, scrittore e umorista Armando Iannucci. Inglese nonostante nome e cognome italiani. Cosa sono esattamente questi 119 minuti di cinema? Puro e sincero godimento. Basta. Gia' l'idea di mescolare inseme alcuni dei personaggi dickensiani e' vincente, se poi ci aggiungete gli attori, le scenografie, i costumi, la Londra dell'Ottocento e le musiche ecco fatto. Dev Patel - Slumdog millionaire e i due fil sul Best Marigold Hotel - Tilda Swinton - due su tutti, Orlando e The dead don't die -  Gwendoline Butler - si, la feroce guerriera di Il trono di spade - Peter Capaldi - Doctor Who - Hugh Laurie - Doctor House - Bronagh Gallagher -  Pulp Fiction - Ben Whishaw - gli ultimi Bond - e tanti, tantissimi altri contribuiscono a creare un quadro arguto e astuto, esilarante e drammatico. Niente a che fare con Hollywood e il cinema italiano. Politico. Pensate al dramma Hammamet di Amelio con Favino.

Gli Oscar? Salvo The parasite e Joaquin Phonix, che e' una persona speciale e un'attore unico, basta insultare il Cinema. La Decima Arte. Cosa devono dire La Ronan e la Joahansen e Mendes? Vergogna. E Jo Jo Rabbbit? Ancora vergogna. Imperitura.

La societa', quale non si sa, ha ordinato di tacere al direttore sportivo dell'A.S. Roma Marco Petrachi. L'uomo della svolta dopo la catastrofe epocale Monchi. Che strano, non si cita piu' il consulente di mercato. E la trattativa col vincitore dell;Oscar? Pardon, il distributore Usa del film vincitore dell'Oscar che, sottosotto, sta creando una supersquadra. Anche, forse, con la nuova societa' di scouting di Francesco Totti. Idea: perche' non Chiesa, Fiorentina, ed Esposito, Inter, alla Roma come primo passo di rafforzamento?

Oggi fisioterapia. Ci tengo alla mia pellaccia quindi a domani, spero. Nella mia condizione resta lapidaria la risposta che il mio grande anico scomparso, Lou Reed, diede a un'intervistatrice francese durante la presentazione della suo mostra retrospettiva al Louvre nel 2012, un anno dopo il trapianto di fegato che aveva subito e che non scogiuro' la sua serena scomparsa nel settembre 2013. "Signor Reed, per he ha scritto A prerfect day cosa e' un giorno perfetto?". "Questo. Sono vivo." rispose.

Domani, finalmente, spero cd, dvd e libri. E una notizia non proprio buona. Anzi, Bono.  

Sara' una risata che li seppellira'.

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