Ernesto Assante
Ernesto, amico e collega mio, che botta che ci hai dato. Sei scomparso a 65 anni e hai sempre combattuto la cardiopatia col tuo sorriso aperto e sincero. Ti invidiavo, tra le tante cose, il fisico sempre asciutto e la tua semplice, sicura eleganza. Come me - "nun lo dimo a nessuno, Pa'" - amavi l'heavy metal - sulla suoneria del cellulare avevi i AC/DC - ma, innanzitutto, amavi la MUSICA. E con il collega e amico Gino Castaldo - tutti e due lavoravate a La Repubblica - avete fatto moltissimo per divulgare l'amore, la conoscenza, la passione per le sette note, prendendole seriamente in esame e spiegando artisti e album e stili. Grande, colta, spiritosa - quando necessitava - accoppiata. E anche ottimo autore per la tv, col collega Paolo Biamonte. Io vivo con la morte da 25 anni ma la tua e' stata una mazzata. Non solo per la tua amata moglie e le tue figlie ma per tutti noi che siamo rimasti sgomenti. Non si fa, Assante. No. E sentendo i nostri amati AC/DC - scuoto forsennatamente la testa ma i capelli, Ernesto mio, sono un pallido ricordo - mi ricordo di quella volta che, invitati da una casa discografica, andammo a Dublino a sentire la prima data europea dei Bon Jovi. Gran concerto e grande, fugace visita dublinese. Poi ritorno a Roma - la solita pattuglia di giornalisti - su un gran bell'aereo privato. Assai lussuoso. Mi siedo al finestrino e, per caso, vedo liquido che fuoriesce dalla carlinga. Chiamo una gentilissima hostess che guarda anche lei, strabuzza gli occhi e mi dice che e' acqua che si e' condensata e che scivola via. Sorride e va a chiamare gli altri membri dell'equipaggio che guardano e sbiancano e da quel momento ci rimpinzano di ogni cosa. addirittura prezioso champagne - io sono orgogliosamente astemio. La pacata voce del comandante ci avverte che deve fare uno scalo tecnico a Manchester - ??????? - ci guardiamo stupiti poi, scendendo sulla pista di Mancheter, vediamo decine di autopompe e mezzi dei ompieri ai lati della pista. L'aereo si ferma e ci invitano a far presto e scendere da un'apposito scivolo. Senza bagaglio. E ci portano via di corsa. Chiedo e mi si dice che l'areo perdeva copiosamente benzina. Quella che l'hostess aveva detto che era acqua condensata. Nessuno parla. Ci si guarda e si tace. Poi Ernesto, il re degli ottimisti, sbotta, con quel suo sorriso accattivante e aperto, e ci dice, sommerso da risate liberatorie, "a rega', che gran culo che ciavemo avuto". Che lunedi' scorso, maledizione, non hai avuto. Che tipo che eri. Non ti dimenticheremo facilmente. Ce devi da sta', Erne'.
Sara' una risata che li seppellira'.
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