Wednesday 29 November 2017

In a lonely place

In a lonely place

In tempi infinitamente bui e vuoti per chi ama pensare, come il sottoscrittoe  pochi altri, cinematograficamenet sempre piu' spesso occorre rivolgersi al passato. Con gratitudine immensa. Mentre scrivo queste notarelle per pochi ascolto Mina, all'anagrafe Annamaria Mazzini da Cremona, che canta "L'uomo per me". e i brividi sono sempre gli stessi di quando la ascoltai da adolescente e l'onda dei ricorid sta per travolgermi. No, no, No. In a lonely place doveva essere e In a lonely place sara'. Film del 1950 aid Nicholas Ray con Gloria Grahame e Humphrey Bogart. Storia d'amore e morte, un classico del cinema noir dove non scorre una goccia di sangue ma che col suo intreccio di sospetti, omicidio, amore abbarbica alla poltrona. Bogart e' Bogart, qui irresistibile come sempre nei panni di uno sceneggiatore la cui vena creativa si e' inaridita, e la Grahame mostra tutta la sua sottile bellezza, e fascino inarrestabile, nel personaggio di una donna che si innamora di lui, iroso e irascibile e violento quando vuole. Storia a tratti straziante e ceerto con momenti mozzafiato spero che ponga di nuovo al centro della scena l'indiscussa "regina del noir", gustatevela in Crossfire, regia di John Paxton con Robert Mitchum. Robert Young e Robert Ryan, e The big heat (Il grande caldo) di Fritz Lang con Glenn Ford e Lee Marvin e che contiene forse la scena emblematica del cinema noir statunitense. Comunque se proprio ci tenete, io ci tengo, andate a vedere Film stars don't die in Liverpool. Film del nordirlandese Paul McGuiguan con Annette Bening, sposata Beatty, e Jamie Bell, il protagonista dell'indimenticabile Billy Elliott. Storia vera e cruda e dolorosa e struggente, a tratti divertente. Che mette in nuova luce un'attrice come Gloria Grahame che le sue scelte controcorrente - giro' il film diretta dal suo secondo marito salvo poi sposarsi altre due 2, in tutto4 matrimoni, andando a letto, mentre era sposata con lui, col figlio 13enne di Ray. Una donna affascinante e forte a cui Hollywood, sentina del vizio maa con lustrini e falpala', non le perdono' mai. Le ando' certo molto meglio dell'altra illustre ribelle hollywoodiana, Frances Farmer, che alla fine venne lobotomizzata. Comunque avere in questo mondo donne cosi' controverse  e di carattere. Credo che venerdi' ne vedro' una, la mia preferita di e da sempre, la minuscola Isabelle Huppert riunita col regista austriaco Michael Haneke  in Happy end.

Sara' una risata che li seppellira'

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