Le Colline Emiliane
Non e' facile riprendersi dall'emozione del leggere di un ristorante dove si e' passata una vita ma oggi, nel grigiore dublinese, ma ce l'ho fatta. Stavo leggendo I fantasmi dell'Impero, magnifico volume di Marco Cosentino, Domenico Fondaro e Luigi Panella ed edito da Sellerio Editore in Palermo, che tratta ella nefandezza profonda dell'avventura coloniale mussoliniana quando a pagina 328 spunta LeColline Emiliane di via degli Avignonesi. Vale dire Massimo, Anna, Paola, il figlio, la nuora, il nipotino, i cuochi - vi denuncio e pesantemente se li chiiamate chefs, li' si mangia come in pochi posti in Italia e nel mondo - cioe' un mondo normale, sano e serio che non morira' mai. Cucina emiliano-romagnola-marchigiana che strappa le lingue. E senza iperboli.
In un ristorante si va per fare cosa? Per mangiare? E li' si mangia. Sono diventato irlandese ma resto sempre un fior di buongustaio. Astemio.Massimo lo sa e mi porta sempre mezza bottigia di acqua gassata e mezza bottiglia di acqua natlale. Poi inizia a stordirmi. Non so se sia il caso che citi qualche piatto - se amate il pesce li' non si pesca, si azzanna - ma l'antipasto di scaglie di parmigiano, culatello, prosciutto di Parma, dadini di mortadella di Bologan lo devo citare. E' d'obbligo e lo faccio volentireri. Non dico altro se no che quando tornero' a Roma vorrei andarci con tutti, far loro conoscere Sebastiano Antonio Paolo e poi...Massimo, il solito. Antipasto, ovviamente con la torta all'erbazzone che fa la signora Paola maccheroncini allla vodka, leggerzo sugo pomodoro e funghetti cotoletta alla bolognese, cioe' impanata e fritta con una bella fetta di prosciutto di Parma sopra, formaggio fuso e sugo di pomodoro quindi una selezione dei dolci fatti in casa.
Cosi' come il libro ti appassiona, si fa divorare e consuma dentro anche il cibo e la simpatia della famiglia tutta de Le Colline Emiliane colpisce e affonda. Stanno ai fornlli non negli studi televisivi. Il fascino de locale fondato nel 1931 da Trento & Onorina e' rimasto intatto, se non migliorato moltissimo.
A Massimo posso ranquillamente dirlo, come me ama la letteratura poliziesca: mi sono sempre chiesto dove si nascondesse in quell'atmosgfera ovattata e dai sapidi odori della cucina, il commissario De Vincenzi di Augusto De Vincenzi, assassinato, pochi giorni prima della Liberazione,dai fascisti repubblichini a calci e pugni vicino a Dongo.
Massimo il mite sorride sempre. Forse ora no. Mi scusera' ma devo dire che e' l'unico che abbbia rifiutato di far mangiare David Jones, alias Bowie. Primo concerto, organizzato da Davide Zard, di Bowie con i suoi Tin machine, successo incredibile e prevedibile. Al Teatro Brancaccio si.finisce alle 22. E a Zard Bowie chiede se io, mi conosce da anni, se posso raccomadare un ristorate. Subito " Le Colline Emiiane". Dal Brancaccio ci mettiano pochissimi minuti e scatto dentro appena rrivati. Come pensavo Massimo, e il cognato, che allora lavorava con lui, guardano sconsolati l'orologio. Le 22, 15. "Dottor Zaccagnini, siamo onorati ma la cucina chiude alla 22,30" fa Massino che col cognato ,entrambi a braccia aperte. Esco e trafelato dico a Bowie che non ci fanno cenare. Siamo 10. Bowie mi guarda e beffardamente mi dice di andare con lui, chiedera' lui. Lo fa ma la risposta e' stata la stessa. Mitico Massimo.
I fantasmi dell'Impero? Buna lettura. Le Colline Emiliane? Buon appettito.
Sara' una risata che li seppellira!
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